Il 20 marzo scorso ho partecipato a "CREATIVITÀ E COMUNICAZIONE: COME E PERCHÉ SENZA LINGUAGGIO NON C'È PENSIERO", un seminario organizzato dalla Fondazione La Fornace e tenuto da Annamaria Testa.
Avevo già avuto l'occasione di ascoltarla parlare di creatività, innovazione e invenzione, ma questa volta è stato diverso. Il mio stato d'animo era diverso. E diverso è stato il modo di riflettere sui contenuti del suo intervento: un confronto di gruppo nel laboratorio post-seminario.
La moderatrice del laboratorio ci ha incoraggiato ad evidenziare le parole chiave dell'intervento e le ha scritte in ordine casuale su una lavagna a fogli mobili. Mi è parso un giochino fin troppo infantile e ho seguito le regole del gioco con curiosità.
Qualcuno ha citato parole che anch'io avevo sentito e ricordavo, termini più o meno chiave dell'intervento: creatività, innovazione, comprensione, ambiente, difficoltà, distruzione, semplicità, comunicazione, emozioni, scelta, cervello, conoscenza, qualità, semplicità, curiosità, bambini, passioni, cranio...
Poi qualcuno ha detto ma. Una vibrazione: quel monosillabo ed io avevamo qualcosa in comune.
Il gioco è proseguito. Dovevamo ora scegliere le 3 parole che meglio ci rappresentavano.
Ed è successo come quando i capi squadra scelgono a turno i membri del loro gruppo, uno per volta, cercando i migliori candidati, rubandoli agli altri. Ho sentito che dovevo assolutamente avere ma.
L'antitesi e la contraddizione sono parti importanti di me.
Ogni idea ha una 'controidea', ogni affermazione una negazione, ogni concetto un contrario, ogni visione un diverso punto di vista, con pari dignità e contenuto di verità.
Quando, da ragazzina, i miei amici si scannavano per prevalere gli uni sugli altri e mi chiedevano di prendere le loro parti, trovavo nelle loro litigate qualcosa di assurdo e inammissibile: ognuno di loro aveva ragione. Mi sentivo quasi superiore per la mia capacità di vedere le loro opinioni dal di fuori, ma invidiavo la loro capacià di infiammarsi per la loro personale visione del mondo.
Il ma significa questo.
Le 3 parole che ho scelto erano ma, comunicazione, emozioni.
Il gioco del laboratorio è continuato. Le 3 parole scelte da ciascuno dovevano servire da spunto al gruppo per creare per lui un claim promozionale.
Chiara e Claudio, i miei due compagni di gruppo, hanno pensato per me una pagina di colori e idee.
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